“Sai, un ragazzo giovane di colore, in divisa, con grembiule e cappello rosso, che cucina pesciolini fritti sul food truck…a Modena la gente si fermava e mi chiedeva se poteva fare una foto”. Sorride Bouba, Boubacar per la precisione, 22 anni del Senegal, da 4 in Italia, mentre ripensa alle occasoni in cui da solo o con qualche collega ha portato in giro il Bistrottino, food truck rosso fiammante che ci consente di trasferire sul territorio la ristorazione del nostro BonBistrot in chiave ovviamente più “street”. “Serviamo panini, patatine, pesciolini, frutti di mare, caffè e bibite – continua Bouba – Mi piace portare in giro il Bistrottino perché mi consente, mentre lavoro, di andare in posti nuovi e di conoscere persone”.
  
Complice l’emergenza sanitaria, il Bistrottino si è temporaneamente fermato, ma stiamo già lavorando per farlo ripartire, in sicurezza. E nel frattempo, Bouba (che solo per due settimane non ha lavorato durante la quarantena) si occupa del magazzino e delle consegne dei pasti a domicilio. “All’inizio per fare il giro dei pasti ci mettevo di più perché non conoscevo la città, ma adesso sono diventato veloce – dice – Ogni giro che faccio consegno circa 20/25 pasti. Più o meno faccio sempre le stesse consegne e quindi conosco tutti gli anziani a cui porto da mangiare. Mi è capitato di incontrarli per strada, fuori dal lavoro, ci riconosciamo e ci salutiamo…”. In questo periodo, però, anche il giro dei pasti è differente. “Alcuni nonni mi vogliono offrire il caffè o dare un abbraccio come facevano prima, ma adesso non si può – racconta Bouba – Questa cosa mi dispiace, non poter avere contatti con loro. E allora, a turno, mi fermo a parlare per 2 o 3 minuti e poi dico che riprendiamo la chiacchierata il giorno dopo, se no non riesco a terminare il mio giro. Mi raccontano cosa hanno fatto durante il giorno o la settimana. Ci sono persone che non hanno nessuno, che vedono solo me, per questo mi fermo un po’ di più da loro”.

Bouba abita a Cremona, come minore straniero non accompagnato ha fatto un percorso con la Cooperativa Nazareth e da alcuni anni è diventato a sua volta affidatario di minori stranieri non accompagnati di cui ha la responsabilità. Ora però ha affittato una casa a Persichello perché, dice: “ho voglia di farmi la mia vita”. Ed è anche per questo che sta cercando di incrementare il lavoro perché “devo pagare l’affitto e perché voglio continuare ad aiutare la mia famiglia. In Senegal con questa emergenza è tutto fermo. Per questo serve ancora di più il mio contributo…”. 

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